Da Aprile a giugno del 2020, i partner di Comune dei Popoli hanno portato avanti i lavori di rilevamento e analisi dei bisogni coinvolgendo 17 operatori fra Enti Pubblici ed Enti del Terzo Settore, i cui servizi incontrano la domanda e le esigenze dei migranti che vivono il territorio di Siracusa. Il lavoro svolto si fonda sulla convinzione che per promuovere la cultura dell’inclusione sia necessario utilizzare un approccio sistemico e partecipativo che coinvolga attori istituzionali e non, che a vario titolo partecipano al percorso di inserimento sociale, economico e culturale del migrante. Con questo obiettivo è stato utilizzato un approccio che applica il metodo di indagine, modellizzazione e design dei servizi in grado di analizzare e progettare cambiamenti migliorativi. Una metodologia utilizzata nella fase di analisi dei bisogni e in quella di progettazione dei percorsi formativi da rivolgere agli operatori coinvolti nel progetto.

 

Il contesto di partenza: chi sono i cittadini migranti che vivono a Siracusa

Nel territorio del comune di Siracusa, la nazionalità maggiormente presente proviene dallo Sri Lanka con 1.373 presenze, seguiti da Cina (198), Bangladesh (19), Filippine (106) e Pakistan (77). Dall’est Europa, maggiormente presenti sono rumeni e polacchi, rispettivamente con 604 e 406 presenze, mentre, dal Nord Africa, le nazionalità con i numeri più consistenti sono Marocco (801), Tunisia (156) e Algeria (66). In riferimento all’Africa Sub Sahariana, i dati rilevano la presenza di una numerosa comunità nigeriana che registra 261 residenti, mentre, le altre Nazioni maggiormente rappresentate sono Somalia (155), Gambia (117), Mali (110), Sudan (115), Eritrea (84) e Costa D’Avorio (66).

 

La conoscenza della cultura e delle tradizioni dei cittadini migranti

Dalla fase di indagine è emerso che la maggior parte degli operatori ritiene che lavorare con un’utenza eterogenea sia una risorsa e che la conoscenza della cultura e delle tradizioni dei paesi di provenienza potrebbe facilitare l’accesso e la fruibilità del servizio offerto. Inoltre, in merito alle barriere che ostacolano l’accesso ai servizi, è emerso che esse non sono da attribuire direttamente al migrante. In particolare la non comprensione di una lingua comune si classifica prima tra le barriere. Il superamento delle difficoltà di comprensione e comunicazione può essere quindi, elemento fondamentale sia per l’interpretazione dei bisogni del migrante sia per una migliore restituzione da parte della pubblica amministrazione.

 

Il bisogno di formarsi su temi specifici per facilitare l’accesso ai servizi

Corso di lingua inglese, cultura del paese d’origine e normativa di riferimento, sono i temi maggiormente accreditati. A seguire, è emerso il bisogno di: percorsi formativi mirati a facilitare il percorso di inclusione e mobilità sociale dei migranti; percorsi formativi su strumenti che supportino il superamento di barriere sociali e culturali con approcci che valorizzino le capacità degli utenti; percorsi di costruzione della pace orientati alla gestione dei traumi e al sostegno psicosociale di individui che interagiscono con la tematica del fenomeno migratorio.

 

Percorsi formativi per la multiculturalità e l’inclusione scolastica

Gli istituti scolastici che hanno aderito all’iniziativa sono l’Istituto E. Majorana di Avola, l’Istituto A. Ruiz di Augusta e l’Istituto Falcone – Borsellino di Cassibile. Dalle attività di indagine e analisi è emerso il bisogno condiviso di nuove metodologie, nello specifico:
gestione della classe plurilingue e plurilivello, didattica multiculturale; maggiore informazione del personale ATA in tema di accoglienza dei migranti; redazione e revisione dei curricoli in prospettiva interculturale; riduzione del senso di inadeguatezza causata dalla propria lingua e percepita come debolezza cognitiva da parte degli alunni.